L'innovazione nei tessuti tra seta e legno
Il problema ambientale riveste un’importanza sempre maggiore, soprattutto in termini di risorse necessarie per la sua risoluzione. La questione assume diverse sfaccettature, come la scarsità delle risorse, la produzione di rifiuti e quindi il loro smaltimento, l’inquinamento ambientale che scaturisce dalla maggior parte delle attività umane ed in particolare dalle attività produttive. Di conseguenza entrano in gioco anche i prodotti e i materiali che ci troviamo ad utilizzare quotidianamente.
Ma l’essere umano, si sa, è in grado di adattarsi e far fronte a qualsiasi situazione. Come avvenuto in passato in altre situazioni critiche, l’umanità tutta si trova di fronte ad un bivio storico la cui direzione determinerà la sopravvivenza non solo della nostra specie ma anche di molte altre forme di vita che popolano il pianeta Terra. È quindi fondamentale assumere comportamenti etici e responsabili verso ciò che utilizziamo. E sarà per questo che negli ultimi mesi si sente sempre più parlare di soluzioni innovative indirizzate a scongiurare una catastrofe molto vicina: invenzioni, idee e aziende in grado di migliorare le condizioni dell’ambiente, invertendo una rotta assai pericolosa.
Ad Helsinki per esempio, un gruppo di scienziati ha affermato di aver trovato il modo di combinare le proteine della seta presenti nelle ragnatele con le fibre di cellulosa del legno, per creare un’alternativa biodegradabile alla plastica. I ricercatori, dell’Università di Aalto con sede ad Helsinki, in collaborazione con il centro di ricerca finlandese VTT, hanno confermato che il nuovo materiale sarà resistente e flessibile, quindi adatto ai più svariati utilizzi. Molti campi, compreso quello della moda e dei tessuti, potranno beneficiare di questa invenzione, semplice ma geniale.
I primi studi rivelano che il nuovo composto a base biologica potrebbe essere usato come possibile sostituto della plastica nei tessuti, nonché nel campo degli imballaggi e delle applicazioni mediche. La seta usata dai ricercatori non è, in realtà, presa da ragnatele, ma prodotta usando un DNA sintetico, creato apposta in laboratorio.
Il professore Markus Linder dell’Università di Aalto, a capo della ricerca, ha dichiarato: “Poiché conosciamo la struttura del DNA, possiamo copiarlo e usarlo per produrre molecole di proteine della seta che sono chimicamente simili a quelle che si trovano nei fili delle ragnatele”. Linded ha affermato che i materiali derivati dalla natura – come la seta e la cellulosa – hanno il vantaggio di essere biodegradabili, quindi non danneggiano la natura come fanno invece le microplastiche. In parole semplici, il segreto è solo replicare quanto già avviene in natura.
Il progetto mette in evidenza le nuove e versatili possibilità dell’ingegneria delle proteine. In futuro, in base a quanto riferiscono gli studiosi membri del progetto, sarà possibile produrre compositi simili basandosi su altri materiali presenti in natura e raggiungere un diverso set di caratteristiche per infinite applicazioni.
Insomma, in un domani non troppo lontano, potremmo indossare abiti sempre più naturali e rispettosi dell’ambiente in cui viviamo ma soprattutto biodegradabili. Una scelta che permetterà un cambiamento drastico ma positivo e soprattutto fondamentale se consideriamo, come già raccontato nel Magazine di CasaGIN, che la moda è il secondo settore industriale più inquinante. Le nostre scelte possono cambiare il mondo.